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News ed eventi

Noi della Sezione AIA Casale Monferrato lavoriamo duramente per far conoscere la figura dell'arbitro. Perchè siamo molto di più di quello che pensi. Non perderti nessun evento che ci riguarda!

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Intervista al designatore sezionale Mazzeo Carmelo

Questa settimana abbiamo il piacere di ospitare una delle figure di riferimento per eccellenza della nostra sezione: il designatore Carmelo Mazzeo.

Dopo una carriera calcistica nell’area astigiana, Carmelo lesse sul Monferrato l’annuncio di un corso arbitri e nel giro di breve tempo s’integrò nell’ambiente fino a diventare designatore, ruolo di responsabilità che ricopre con grande passione e capacità dal 2014.


Iniziamo parlando proprio di quest’ultimo aspetto. Cosa significa essere designatore?


Occuparsi delle designazioni è un “lavoro” veramente molto gratificante perché vedi crescere questi ragazzi e questo ti dà delle grandi soddisfazioni, bisogna stargli dietro perché sono cambiati i tempi, un tempo la disponibilità era maggiore. Una volta era l’arbitro che si stimolava da solo, ora è fondamentale motivarli,  saperli motivare. Non è facile riuscire a farli sentire tutti importanti, ma cerco di fare del mio meglio.


Quali sono invece le difficoltà che possono incontrare gli arbitri nelle prime partite e cosa può essere utile per superarle?


Soprattutto all’inizio del loro percorso gli arbitri devono dimostrarsi decisi sulle loro decisioni, si può dire che è metà dell’opera, se i giocatori o i dirigenti ti vedono titubante cercano di “arbitrare loro” e la partita si complica.  Poi ovviamente ci sono aspetti particolari che poi con l’esperienza e un lavoro più specifico si possono sistemare.


C’è qualche consiglio che daresti in particolare agli arbitri?

Consiglio da dare a tutti gli arbitri di fare il proprio percorso col massimo impegno possibile, allenandosi con frequenza e leggendo periodicamente il regolamento, questo vale soprattutto per chi è alle prime armi ma non solo, così si rinfresca la memoria e in campo si è pronti per situazioni più delicate.

 

Perché fare l’arbitro?

L’arbitro è quella figura che permette di far rispettare le regole, a me ha dato parecchie soddisfazioni, anche senza arrivare a livelli altissimi l’emozione arriva già nel momento della designazione, ad esempio arbitrare prima contro seconda è già di per sé gratificante.

E poi ti forma caratterialmente: se tu sei timido, prima o poi ti formi caratterialmente, sei obbligato a tirar fuori certe caratteristiche che non avevi o che erano nascoste.


Ringraziamo Carmelo per la disponibilità e per ricordarci, anche con l’esempio, tanti punti essenziali.

Soccer Match

Intervista ai quattro giovani colleghi dopo il salto di categoria

Questa settimana ci quadruplichiamo! Approfittando dei recenti esordi di categoria di ben quattro nostri colleghi giovani (rispettivamente: under 19 per Bruno Bonzano ed Edoardo Gandino, under 17 per Luca Berruti e Seconda categoria per Cristian Acampora), riteniamo infatti interessante mettere assieme le loro testimonianze in una breve chiacchierata a più voci, a maggior ragione considerando l’esito promettente delle loro performances.

Ad accomunarli, senza distinzione di categoria, è l’entusiasmo nell’affrontare nuove sfide e la volontà di mettersi sempre in gioco. Rinnovando quindi i complimenti diamo la parola a loro.

1) Ti sei appena affacciato in una nuova categoria, hai colto delle differenze in particolare?

Bruno Bonzano: “Certamente! Ovviamente ho notato sia delle differenze negative, sia positive: tra le prime ho trovato che i calciatori sono spesso più fallosi e mettono più spesso in discussione le mie decisioni, mentre come aspetti positivi penso che questa categoria sia più interessante da arbitrare e che i calciatori abbiano un gioco più veloce, stimolandomi di più.”

Edoardo Gandino: ”Devo ammettere che mi sarei aspettato dei cambiamenti notevoli nel gioco, con cambi di fronte rapidi ed un maggiore impegno a livello fisico; in realtà alla fine lo stile delle partite non è variato troppo, poi però ovviamente dipende da incontro ad incontro.”

Luca Berruti: ”Facendo il salto nella nuova categoria ho notato che il gioco è più fluido e più veloce quindi c'è bisogno di più impegno.”

Cristian Acampora: ”Ho trovato più differenze significative tra allievi e juniores, soprattutto avvicinandosi alla mia età c'è un diverso rapporto tra me e i calciatori. Ovviamente anche il passaggio tra juniores e seconda categoria ha molte differenze, aumenta la tecnica,aumenta l'età dei giocatori in campo e ovviamente deve anche aumentare la gestione della gara da parte mia.”

2) Alla luce di quel che hai visto in campo ti poni in particolare degli obiettivi, degli aspetti su cui continuare a lavorare sempre di più?

B.B.: ”Assolutamente si: purtroppo mi sono reso conto che ho delle carenze da migliorare (per esempio devo mettermi in testa che devo dare più provvedimenti disciplinari per tenere maggiormente sotto controllo il gioco) e il mio obiettivo è di fare le prossime partite al meglio delle mie capacità, cercando di evitare questi errori.”

E.G.: ” Sicuramente c’è sempre da crescere, e molte cose da migliorare; per il momento tra i vari dettagli sto cercando di affinare la capacità di farsi rispettare, riuscire ad imporsi ma senza eccedere, e anche poi qualche nozione tecnica”

L.B.:” Sicuramente continuerò ad allenarmi sulla mia forma fisica per riuscire ad anticipare le giocate dei giocatori.”

C.A.: “Ovviamente l'obbiettivo principale è quello di crescere sempre di più e di puntare in alto, migliorando come detto in precedenza la gestione della gara,dei calciatori, della mia conzione atletica e psicologica.”



3) Non è passato molto dall’inizio del tuo percorso arbitrale ed hai già potuto vedere diversi campi e situazioni, hai riconosciuto qualche elemento in particolare che abbia già accresciuto il tuo bagaglio di esperienza?

B.B.: ” Sicuramente penso di essere notevolmente migliorato sotto moltissimi aspetti: le lezioni teoriche e lo studio del regolamento non posso certo sostituire l'esperienza sul campo! Penso di avere imparato molto dai numerosi errori che ho fatto e dalle correzioni che i miei osservatori mi hanno suggerito; spesso pensavo di star facendo degli errori colossali, quando in realtà mi è stato fatto notare che mi stavo facendo influenzare dai giocatori e dal pubblico (ovviamente mi è accaduto anche il contrario).”

E.G.: ”Sto notando col tempo una maggiore sicurezza, sia in campo che fuori, aspetto che trovo comunque importante; inoltre con questa esperienza si riescono a cogliere tutti i lati di una situazione, comprendendo i vari punti di vista (non solo durante una partita ma anche nei dibattiti quotidiani, non so se mi spiego).

L.B.: ” Sicuramente da quando ho iniziato ad arbitrare riesco ad avere più consapevolezza in me e riesco a farmi rispettare meglio in campo.”

C.A.: ”Tutto iniziò la sera del 19 febbraio 2019 in un campo a Valenza,non ormai passati 3 anni dal mio esordio e sono ancora solo all'inizio del percorso. In questi anni sono riuscito a migliorarmi sempre di più e grazie a questi miglioramenti sono riuscito a dimostrare sul campo quanto valgo,ovviamente ho ancora tantissimo da imparare.”

Ringraziando i ragazzi di questo scambio stimolante, facciamo loro il tifo per le prossime partite!

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Webinar tecnico arbitrale "6 parole nel borsone"

Il 31 gennaio scorso alcuni nostri giovani arbitri (gli iscritti al nuovo corso e i neo associati che hanno superato le ultime due sessioni di esame), hanno potuto partecipare al webinar con il Responsabile della CAN Gianluca Rocchi e gli arbitri delle massime categorie nazionali Daniele Orsato, Maurizio Mariani, Andrea Colombo e Maria Marotta.

A distanza di quasi  tre settimane abbiamo raccolto le impressioni, ancora molto forti, a testimonianza della grande efficacia dell’iniziativa, della disponibilità offerta dai famosi e impegnatissimi colleghi, che pur potendo vantare carriere nazionali e internazioni e arbitrando a livelli prestigiosi hanno focalizzato la conferenza su temi come l’importanza dell’umiltà, sulla necessità di imparare sempre, sulla dimensione umana.

Abbiamo deciso di condividere alcuni dei messaggi principali che hanno particolarmente colpito i nostri colleghi, ringraziandoli per la partecipazione.

Luca Berruti testimonia che:”Questa conferenza con arbitri di livello mondiale mi ha dato molta ispirazione e molta carica.... soprattutto Orsato con le sue parole mi ha fatto capire che questo fantastico ruolo deve essere una passione e se c'è la passione non mollare mai e andare sempre avanti a testa alta”.

A Gianluca Rondinella è rimasta impressa la metafora di preparare il “borsone delle parole”, e in particolare “mi ha colpito la parola “dovere” perché un nostro dovere  è  arbitrare, allo stesso tempo  quando si arbitra bisogna divertirsi  con passione,  e poi il messaggio che tutti sbagliamo come hanno detto loro e sbagliando si impara.”

Il messaggio dell’importanza del tema dell’errore e soprattutto, della sua importanza nel processo di miglioramento è rimasto impresso anche a Daniele Uricchio:”Quegli arbitri famosi hanno raccontato i loro primi errori, quando erano nei nostri panni, poco dopo aver finito il corso.”

Quel che emerge da queste testimonianze è probabilmente uno dei messaggi principali del percorso arbitrale, che la vera sfida non può essere quella di non sbagliare mai, ma di accettare di vedere i propri errori e di imparare da questi, senza illudersi di poter avere miglioramenti immediati, ma guardandoli con lucidità, lavorando con pazienza e perseveranza, migliorando con costanza aggiungendo un mattoncino alla volta.

Da questo punto di vista, per quanto possa sembrare assurdo, gli errori sono i nostri migliori alleati, perché ci spronano a lavorare continuamente, a non fermarsi mai.

Per Giacomo Giarola:”La conferenza è stata molto interessante in quanto abbiamo potuto sentire parlare i grandi dell'arbitraggio di quelli che sono i valori che caratterizzano la nostra associazione e la nostra passione. Tra le parole chiave proposte dai relatori mi ha colpito molto la giustizia, l'arbitro infatti non è solo colui che controlla le reti o segna i cambi sul taccuino, l'arbitro è colui che permette a tutti di divertirsi durante la partita. Se non ci fosse infatti vigerebbe la legge del più forte e gli unici a divertirsi sarebbero i prepotenti.” Il che ci porta a ricordare qualcosa di essenziale, come nasce la figura dell’arbitro e perché è così importante nel gioco del calcio.

Per Donald Mocka uno dei punti salienti della serata è stato quando l’arbitro Mariani ha parlato delle scelte degli arbitri, insistendo sul fatto che “…scegliere è l’azione principale dell’arbitro, può fare scelte giuste o sbagliate, ma l’importante è impegnarsi al massimo.” E che “…i comportamenti sono sempre fondamentali, sia dentro che fuori dal campo.”

Riccardo Visentin ricorda particolarmente altri due aspetti rimarcati nella riunione, anche questi sempre di attualità:”Il primo è l’invito frequentare il polo di allenamento perché puoi confrontarti con altri colleghi e allenarsi per la partita, perché si ricreano azioni che potrebbero succedere in una gara. Il secondo è frequentare spesso la sezione soprattutto nelle riunioni.”

I celebri colleghi hanno rimarcato come questi due capisaldi dell’attività restano basilari per tutta la carriera arbitrale, perché per quanto l’esperienza sia importante questa va rinnovata continuamente, non si smette mai di imparare.

Riccardo Visentin aggiunge ancora che:”Ci hanno detto di non avere paura durante le decisioni e decidere nel minor tempo possibile e anche che con un po’ di impegno di può arrivare ai loro livelli anche perché loro hanno iniziato da zero come noi.”

Gianluca Guazzotti ripropone infine alcune impressioni in sintonia con quelle dei colleghi aggiungendone di nuove:”Si è insistito sull’importanza della frequentazione della Sezione e del confronto. E’ fondamentale guardare agli altri per imparare qualcosa di nuovo, chiedere ai colleghi per schiarirsi tutti i i dubbi, scendere in campo senza paura ma con lo scopo di divertirsi.”

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Intervista al collega Castellaro Fabio

Il 18 febbraio 2018 Fabio Castellaro esordiva con la gara Fortitudo – Pozzolese. Da allora, ha fatto in fretta a segnalarsi come arbitro promettente e poi confermandosi sempre di più sia sui terreni di gioco che a livello dirigenziale, come punto di riferimento associativo e nei corsi arbitri.

Il lavoro e la passione l’hanno premiato arrivando fino al recente passaggio di categoria, che lo porterà a confrontarsi con i campionati del Comitato Regionale.

Fortitudo – Pozzolese del 18 febbraio 2018

 

 

Non possiamo che iniziare coi doverosi complimenti per la promozione. Fabio, riguardando indietro il tuo percorso trovi che ci sia stato un particolare punto di svolta?

 

Grazie per i complimenti. Sì, mi viene in mente in particolare l’esordio nella categoria Juniores in cui arbitrai il derby della mia città, purtroppo andai incontro ad una prestazione deludente, e a vedermi ce l’organo tecnico sezionale. Deludente perché veniva dopo diverse gare molto positive, che mi avevano fatto arrivare rapidamente a quella categoria.

Imparai diverse cose quel giorno: per cominciare, che tutte le partite sono diverse e che non bisogna mai considerarsi arrivati, il momento della gratificazione deve essere sempre seguito da nuovi stimoli e dalla volontà di proseguire a migliorarsi. Poi che dagli errori si possono imparare lezioni molto preziose, è indispensabile cadere per rialzarsi; infine, l’importanza di essere costanti.

 

 

 

Parallelamente, come già accennato, sei tra gli elementi attivi del corso arbitri. Ti va di parlare di quest’esperienza?

 

L’ho trovata e la trovo un’esperienza importantissima. Per me innanzitutto è un onore poter dare il mio contributo alla sezione con il corso e col reclutamento di nuovi arbitri.

A questo si aggiungono il piacere di interagire con futuri arbitri giovani e la possibilità di aggiornarmi continuamente sul regolamento, rinnovando la preparazione e la precisione necessaria.

 

 

 

Torniamo alla tua recente promozione. Hai da poco partecipato al consueto raduno regionale, che impressioni ti ha lasciato?

 

Per ragioni di sicurezza si è svolto online ma è stato ugualmente un momento di crescita e di confronto, mi ha fatto molto piacere conoscere colleghi e dirigenti, chiaramente è un punto d’inizio e non d’arrivo. Ho trovato molta attenzione ai particolari tecnici ed amministrativi, spunti per curare sempre di più ogni aspetto dell’attività, ed  è stato molto motivante.

 

Torniamo ancora più indietro… In ogni intervista, prima o poi, si passa da questa domanda. Cosa ti ha portato a fare l’arbitro?

 

Qualche anno fa dovetti smettere di giocare a calcio per obblighi scolastici. Tempo dopo ebbi l’occasione di conoscere la sezione grazie alle iniziative di collaborazione con le scuole, inizialmente risvegliandomi la curiosità, e poi convincendomi del tutto.

In generale ho trovato l’occasione per rimanere in contatto con l’ambiente calcistico, per poi però trovare un ambiente molto più coinvolgente ed appagante.

 

 

Passiamo ad una domanda più generale. A tuo parere, quali sono le caratteristiche che deve avere un bravo arbitro?

 

L’arbitro moderno deve indubbiamente partire da una conoscenza continuamente aggiornata del regolamento, saper interpretare bene la gara e avere una preparazione atletica ben curata.

A questo si devono aggiungere la concentrazione, il corretto approccio alla gara e soprattutto la costanza, che si costruisce durante la settimana.

 

6) In conclusione… Perché consigliare ad un giovane, o anche meno giovane, di provare a fare l’arbitro?

 

Lo consiglierei a chiunque perché amplia le conoscenze sul gioco del calcio e ti permette di vivere un’esperienza unica, conoscere persone da altre sezioni, stringere amicizie, trovare stimolo a vicenda per migliorarsi.

L’associazione italiana arbitri funziona soprattutto grazie all’impegno di tutti ed è bello farvi parte a 360 gradi, sia nell’esperienza di campo che quella associativa.

 

Ringraziamo Fabio augurandogli di vivere esperienze soddisfacenti, ora che l’esordio è imminente, anche nella nuova realtà regionale.

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Intervista al collega Zarrilli Alessio

Salutiamo i nostri lettori col consueto appuntamento di scambio di esperienze. Oggi l’ospite che ci offre la sua gentilezza e disponibilità è il collega Alessio Zarrilli, da qualche mese con noi dopo una già rilevante esperienza presso la sezione di Asti. Il debutto assoluto di Alessio fu il 17 dicembre 2014 con la gara di giovanissimi Annonese – Castell’Alfero, e dopo aver calcato anche i campi del comitato regionale ha debuttato il 27 ottobre 2018 come arbitro di calcio a 5 (ruolo che prosegue tutt’ora) con la gara di allievi regionali Orange Futsal Asti – Don Bosco Agnelli.


Abbiamo saputo che hai da poco conquistato la promozione alla categoria regionale di calcio a 5…  Approfittandone per farti i complimenti, che aspettative hai, e che cosa senti di aver imparato dai vari passaggi di categoria che hai vissuto (anche nel calcio a 11)?


Ringrazio dei complimenti, oltre a quello di cercare di migliorare sempre di più non mi pongo altri obiettivi, ogni cosa che arriva di più la prendo molto volentieri. In ogni categoria che ho fatto ho imparato tante cose nuove, ovviamente come in tutti gli ambiti sia positive che negative.


Da qualche mese ti sei unico alla grande “famiglia” della sezione di Casale… come è stato l’ambientamento?


Integrarmi nella "nuova famiglia" di Casale Monferrato è stato più facile del previsto, a questo devo ringraziare soprattutto il Presidente William, il designatore Carmelo il referente calcio a 5 Luigi, che oltre ad avermi fatto inserire molto bene nell' ambiente stanno facendo un grande lavoro.

 

In questo sport individuale, quanto è importante fare gruppo coi propri colleghi, curare l’aspetto associativo, frequentare la sezione?


Facendo parte di un associazione, una delle cose più importanti è frequentare la sezione, avendo il modo così di relazionarsi con i colleghi, la partita del weekend si inizia a preparare anche con loro.


Tornando indietro di qualche anno, ti faccio la più classica delle domande: cosa ti ha portato a fare l’arbitro, come è cominciato il tuo percorso?


Non mi posso mai dimenticare quando da piccolo presi una delle divise di mio padre, ex presidente della sezione di Asti, al quale devo tanto, e vestendomi con tale "uniforme" gli dissi che prima o poi sarei diventato anche io arbitro. Ogni volta che andavo a vederlo mi piaceva un sacco, e un po' di anni dopo all'età di quasi 17 anni, dopo aver smesso di giocare a calcio, decisi di intraprendere questa meravigliosa avventura.


Parlaci degli aspetti di quest’attività che più ti hanno stupito, e delle qualità che ritieni importanti per superare le difficoltà.


Quando iniziai questa nuova avventura non pensavo, ma arbitrare ti forma anche sopratutto come persona, "rafforzando" Il proprio carattere e prendendo molta più sicurezza e autorevolezza di sé stessi.

Come in tutte le cose non ci saranno solo periodi belli e positivi, le difficoltà emergeranno anche in questo ruolo e la cosa più importante è non mollare mai e di fronte alle difficoltà bisogna ripartire più forti prima.


Da qualche stagione arbitri nel calcio a 5. Cosa ti ha portato a fare questa scelta, in cosa è diverso dal calcio a 11?


Ho voluto provare questa nuova avventura del calcio a 5 o meglio detto futsal, è uno sport completamente diverso dal calcio a 11, però allo stesso tempo affascinante. Volevo provare una cosa nuova e così ho deciso di "tuffarmi" anche nel mondo del calcetto.


In generale, cosa consiglieresti ad un giovane arbitro, e perché consigli di praticare questo sport?


Ai giovani arbitri consiglio prima di tutto di scendere in campo nel weekend divertendosi e poi in secondo luogo  di inseguire sempre il proprio sogno non mollando mai, e non prefissandosi obiettivi, e non abbattersi di fronte alle prime difficoltà. Arbitrare traccia un bel percorso di vita oltre a che sportivo, per questo consiglio di praticare questo bellissimo ma "alternativo" sport.

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Intervista all'osservatore e dirigente sezionale Serratore Vincenzo

Questa settimana abbiamo il piacere di ospitare il nostro Vincenzo Serratore, da tempo dirigente sezionale nella mansione di referente alle risorse finanziarie, ed osservatore attento e preciso della crescita dei nostri associati sui campi di calcio. Come arbitro il suo esordio avvenne il 22 marco 2003, con la gara di giovanissimi Tarcisia Sassi – Fiano Cafasse, accompagnato dal collega Marco Serra che oggi milita nei massimi campionati nazionali. Il 3 ottobre 2020 invece ebbe il suo esordio come osservatore nella gara Orti – Don Bosco Alessandria. Da allora, il suo lavoro ha portato alla fresca fresca promozione alle categorie regionali.


E’ il caso di dirlo, il lavoro paga sempre! Alla luce della recente e meritatissima promozione ad osservatore regionale, quali trovi siano stati i punti più importanti del tuo percorso, quali le difficoltà (e come le hai superate)?


Nessuno di noi nasce osservatore, arbitro o assistente. Ognuno di noi può diventare un buon osservatore, un buon arbitro o un buon assistente;bisogna aver voglia di diventarlo. Ciò che ha contato di più nel mio percorso è stata la voglia di rubare il mestiere ai colleghi più esperti, affiancandoli, ascoltandoli, confrontandomi con loro, la voglia di partecipare alla vita sezionale sfruttando ogni occasione per apprendere e migliorare, la voglia di studiare e guardare il calcio con gli occhi di chi deve conoscere bene questo sport, la voglia di affrontare ogni gara dando sempre il massimo. La difficoltà più grande che ho incontrato è stata quella di tradurre la prestazione di un collega in un numero; sto ancora imparando a farlo.

Quali sono le qualità che l’osservatore moderno deve possedere, a tuo modo di vedere, per offrire all’arbitro osservato il miglior supporto possibile?


Penso che il mestiere dell’osservatore sia rimasto intatto nel corso del tempo, anche se il calcio e il regolamento sono cambiati parecchio negli anni. L’obiettivo principale dell’osservatore quando siede in tribuna deve essere quello di contribuire alla crescita dell’arbitro; lui non è lì solo per dare un voto, lui è lì per fornire dei consigli. Per calarsi completamente nel ruolo occorre una smisurata passione, voglia di apprendere e un’importante conoscenza delle regole e del calcio.


Per quanto riguarda l’arbitro… In generale, quali sono le qualità (o i dettagli) su cui può lavorare di più?


Penso che nell’arbitraggio ci siano delle tappe e grosso modo queste si sovrappongano alle categorie. All’inizio non ci si rende nemmeno conto del fatto che siamo noi a dover interrompere il gioco, poi si capisce che non basta solo fischiare correttamente per arbitrare bene, dopodichè ci fanno notare che il direttore di gara deve essere anche bello da vedere. In ogni tappa dobbiamo lavorare su qualche aspetto o qualche dettaglio e man mano che le categorie avanzeranno, ci renderemo conto. La cosa importante è aver voglia di migliorarsi sempre e non sentirsi mai arrivato.


In questi anni hai offerto e continui ad offrire anche un grande contributo al lavoro di squadra sezionale. Quanto conta un lavoro “dietro le quinte” e una collaborazione interna, e in generale, la vita associativa?


Se non ci fosse un designatore, non avremmo le gare, se mancasse il segretario, non potremmo portare avanti le pratiche, se fossimo senza Presidente, non avremmo un’organizzazione. La Sezione vive grazie agli associati. Chi sente di poter dare qualcosa alla Sezione si mette a disposizione in maniera spontanea, è questo che ha sempre contraddistinto l’AIA. Ad un certo momento ci si rende conto che si vuole restituire ciò che l’Associazione ci ha donato e ricoprire una carica è motivo di orgoglio. Si sente la responsabilità di far vivere la Sezione.


L’arbitro, come ben sai, oltre che essere un ruolo “di campo” è anche un’opportunità di esperienza personale. Sotto quali aspetti, secondo te, è utile come esperienza umana da consigliare al prossimo, giovani e meno giovani?


Personalmente devo tutto all’arbitraggio, dai miei successi scolastici alla mia attuale posizione lavorativa, da ciò che sono riuscito a creare nella mia vita alla forza che ci ho messo per ristabilirmi dopo tanti tragici eventi. Essere da soli, a prendere decisioni, talvolta ostiche, in ambienti ostili, in un tempo limitato e soprattutto prendendosi sempre la responsabilità delle proprie scelte, serve ad allenarci a superare le tante difficoltà che si presentano durante la nostra esistenza. Chi è arbitro, è più allenato a saltare gli ostacoli che la vita ci pone davanti.


C’è qualche aneddoto particolare, anche eventualmente di quando eri sui campi di gioco, che ami ricordare per qualche motivo?

Durante i corsi arbitro che facciamo, ogni tanto ne snocciolo qualcuno. In quasi vent’anni di tessera posso affermare di averne viste di tutti i colori e potrei raccontarne davvero tanti. Nessuno è più particolare di altri, li porto tutti dentro di me e da ognuno di essi ho tratto qualcosa. Ciò che ricordo di più però, sono i tempi in cui la designazione era cartacea e la consegnava il postino; non ho mai più provato tanta gioia nell’aprire una lettera come in quelle occasioni.


Ringraziandoti per la disponibilità, c’è qualche messaggio particolare che riterresti utile da offrire sia a colleghi che profani?


E’ importante porsi degli obiettivi, ma allo stesso modo non bisogna avere fretta. E’ opportuno maturare adeguatamente prima di compiere dei salti che potrebbero essere dannosi per il nostro cammino. Finchè ne avrete voglia, fate le cose con impegno e passione, quando non vi sentirete più motivati, domandatevi cosa vi manca e capirete da dove ripartire.

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Intervista al giovane collega Gota Matteo

Anche questa settimana abbiamo il piacere di chiacchierare di arbitraggio con un collega dell’ultimo corso. Matteo Gota ha esordito il 3 ottobre, appena due mesi fa, con la partita di under 15 Polisportiva Frugarolese – Bistagno del 3 ottobre 2021, e da allora ha già bruciato le tappe facendo due salti di categoria: attualmente arbitra infatti nella categoria juniores.


Cosa ti ha portato a fare l’arbitro, come sei venuto a sapere di questa possibilità e cosa ti ha più incuriosito?


Ne sono venuto a sapere grazie a degli amici che hanno intercettato il mio grande interesse, in passato ho giocato a calcio ma causa infortuni non avrei potuto proseguire. Quindi è stata decisiva la possibilità di restare nell’ambiente e di conoscere “l’altra faccia del calcio”.

 

Un’attività nuova non è mai facile da affrontare, specialmente agli inizi… Quali sono le difficoltà che hai trovato, e cosa ti ha aiutato a superarle?        


Inizialmente ad essere onesti avrei pensato di trovare molte più difficoltà, avendo seguito il corso online in un periodo in cui non era possibile il contatto diretto né tantomeno vedere il campo. Avendo già giocato ero già stato in un campo di calcio, ma passare dalla teoria alla pratica non è mai banale e sinceramente non ne vedevo l’ora!

Ho trovato che la principale difficoltà è forse approcciarsi alle gare nel modo giusto, riuscire a tenere da subito il distacco nei diversi ruoli. Poi però la pratica, quindi affrontare le difficoltà, è quel che aiuta a superarle.


Si sottolinea sempre l’importanza dell’allenamento, sia personale che in gruppo… Nella tua esperienza, quanto trovi è stato importante curare questo aspetto, in particolare in cosa  ha aiutato (e vi sta aiutando)?


Beh essendo uno sportivo direi che l’allenamento serve  a prescindere, è utile in generale per se stessi; a maggior ragione lo è per il ruolo specifico di arbitro, nel quale serve una certa tecnica, movimenti, mentalità, la pratica; nel polo di allenamento si impara poi molto attraverso il confronto con altri colleghi più esperti o coetanei.

Per fare un esempio, nella categoria juniores si alza il livello atletico e la vigoria dei giocatori, per cui diventa tanto più evidente la necessità di un perfezionamento atletico (oltre che un’attenzione a tutti i particolari).                                       



L’arbitraggio è un modo diverso di fare sport… Cosa hai trovato che non ti aspettavi?


Oltre al fatto che è stato un passaggio meno traumatico del previsto, mi ha colpito l’aspetto associativo: non mi aspettavo un gruppo così grande che coinvolge tutta la sezione di Casale ma non solo, collega e fa sentire uniti i colleghi di tutt’Italia.


Ogni buon percorso ha bisogno di spunti e stimoli per migliorarsi… Quali “piccoli” obiettivi ti poni per il futuro?

 

Partite su partita si migliora, eppure non si arriva mai ad un top assoluto, l’obiettivo è sempre dare il massimo, poi si vede fin dove si arriva man mano, migliorando, ad esempio curando l’attenzione per tutte le componenti in campo, e tornando su tutti i dettagli.

 

Perché consiglieresti di fare l’arbitro ad un tuo coetaneo?


Lo consiglierei perché secondo me fa crescere come persona in generale, e ti trovi come in una nuova famiglia dove puoi dialogare con persone di  varie fascia d’età, più grandi e più piccoli, restando nel calcio.

 

Molto bene, ringraziamo Matteo per la chiacchierata augurandogli un cammino carico di soddisfazioni!

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Intervista al Segretario Sezionale Garrone Luca

Questa volta troviamo occasione e piacere per chiacchierare col nostro segretario Luca Garrone. Luca esordì il 29 settembre 2013 con la partita Monferrato – Fulvius, mentre nel periodo 2018-2021 ha svolto egregiamente il ruolo di assistente arbitrale nei campi di tutta la regione. Da diversi anni ricopre con disponibilità, pazienza ed entusiasmo il ruolo fondamentale di segretario sezionale. Fatta questa breve presentazione, ci lanciamo in qualche domanda di rito che ci permette ancora una volta di descrivere a giovani e non addetti ai lavori le particolarità del mondo arbitrale.

Come hai scoperto la possibilità di fare l’arbitro, e cosa ti ha spinto a seguire questa strada?


Ho scoperto l’esistenza della sezione di Casale tramite un amico che all’epoca faceva l’arbitro nella nostra sezione, ho deciso di fare l’arbitro un po’ per caso, una volta stavo vedendo una partita dilettantistica, penso di Terza Categoria, e assieme un altro mio amico, e ad un certo punto dal nulla (non mi ricordo di cosa stavamo parlando) mi ha chiesto:”Perché non provi a far l’arbitro?”, lì per lì la domanda è rimasta quasi una provocazione, però poi mi è un po’ rimasta ed ho deciso di informarmi di come funzionava l’iscrizione e il corso, ai tempi per ragioni di studio frequentavo di più un’altra città, andai alla sede della sezione del posto ma la trovai chiusa. Poi, tornando a casa, provai a chiamare il numero di quella sezione ma per sbaglio chiamai la sezione di Casale; da lì, venne fissato un appuntamento e ci vedemmo poco dopo. Mi attrezzai per seguire il corso da autodidatta.

Quello che mi ha spinto è anche il fatto di voler fare uno sport perché non mi sentivo molto atletico ed avevo bisogno di qualcosa che mi spronasse a fare attività fisica e mi aiutasse anche non pensare alle difficoltà universitarie, almeno nel week end, mi serviva uno sfogo. Quell’amico che mi aveva spronato a fare l’arbitro venne anche a vedermi all’esordio e mi fece molto piacere.


Cosa hai trovato nel mondo arbitrale, anche utile a livello generale e per te stesso?

L’Aia mi ha dato molto sia dal punto di vista caratteriale che atletico. Infatti ricordo l’esordio, in cui mi resi conto della necessità dell’allenamento… Quando sono entrato ero una persona molto timida, i primi tempi furono traumatici , credevo di non avere il carattere giusto per farmi rispettare in campo, e di non avere neanche grandi doti atletiche. Poi mi sono detto: ho fatto il corso, ho studiato tanto, almeno arriviamo a fine anno. Avere resistito in quel periodo cruciale, mi ha rafforzato caratterialmente…  Sono molto grato all’Aia , per questo ho molto piacere di dare una mano in segreteria: a me questo sport ha dato tanto e quindi vorrei far capire agli altri quanto può essere utile fare questo sport.


Dall’attività di segretario e di coordinatore di molte attività sezionali, cosa hai potuto osservare?

Da segretario mi è piaciuto molto anche essere a contatto coi ragazzi, anche perché a loro serve una persona che li sproni o che faccia venir loro voglia di dare di più, e a me piace molto stare dietro a questi ragazzi anche se a volte “mi fanno disperare”, però è bello perché capisco la difficoltà dell’impatto col mondo arbitrale, e quindi mi piace essere lì per aiutare chi può aver bisogno. Infatti la cosa che ho trovato più bella da quando sono segretario è di partecipare al corso arbitri. In questi anni che ho potuto farlo, soprattutto mi è piaciuto vedere i ragazzi prima in aula (vedere i loro primi problemi) e poi vederli in campo: l’esordio è sempre lo scoglio più difficile, l’esame scritto e l’esame orale di per sé sono più semplici, passa una grande differenza tra studiare le regole ed applicarle.


Perché un giovane dovrebbe fare l’arbitro, e perché un giovane arbitro potrebbe interessarsi al ruolo di assistente (ruolo che peraltro hai coperto onorevolmente per qualche anno)?


Secondo me fare l’arbitro è un’esperienza bella, particolare, che secondo me qualsiasi persona che ama il calcio dovrebbe fare, più che altro perché conoscere bene le regole ti permette di guardare il calcio da un’altra prospettiva, e non sempre è scontato per chi gioca o ne parla. Poi ripeto, è una grande sfida caratteriale e un grosso aiuto a livello atletico. Essere la persona che deve prendere delle decisioni ha dei grandi benefici caratteriali e aiuta a credere in se stessi. La conoscenza del regolamento, dal punto di vista dell’arbitro, permette anche di arrivare a risolvere una situazione complessa nel più breve tempo possibile.

L’assistente è un ruolo molto bello perché ti va vedere il calcio da una prospettiva diversa. Molti pensano che l’assistente sia un “arbitro minore”, un “arbitro che non ce l’ha fatta”. In realtà è un altro tipo di difficoltà: è un ruolo completamente diverso, un allenamento completamente diverso e una posizione completamente diversa. Nella mia esperienza al Comitato Regionale quel che mi ha più stupito e che più mi è piaciuto è che spesso in terna ci si incontra tra persone che non si sono mai viste, perfetti sconosciuti che però in brevissimo tempo sembra di conoscerle da una vita, infatti quando si va in campo per il riscaldamento si ride e si scherza con persone conosciute 10 minuti prima, perché condividiamo uno stesso sport che non sempre è capito da fuori. Infatti non è semplice spiegarlo a chi non fa parte di questo sport, senza provare, ma l’esperienza di trovarsi in terna con persone – con le quali si condividere lo stesso sport e la stessa passione - di altri posti che diversamente non si sarebbe mai incontrate, anche di altre regioni, è una grande opportunità. Porta anche a veder nascere rapporti veri. Poi, una volta in campo, si è tutti concentrati e si collabora come una vera squadra, ma mentre i componenti di una squadra di calcio gioca insieme per mesi o anni, la squadra arbitrale si forma solo apposta per la partita, da poche ore, eppure sembra di conoscersi da una vita e ci si completa a vicenda.


Che importanza ha la vita sezionale, sia in termini di aggiornamento regolamentare che di motivazione?

La vita associativa è estremamente importante. Confrontarti coi colleghi permette di risolvere dei problemi, che si trovano proporzionalmente in ogni categoria. L’unico modo per superarli è parlarne in sezione, si impara da chi è già passato da certe situazioni, a volte anche piccoli accorgimenti che fanno la differenza. A me è sempre piaciuta la vita associativa e partecipare ai raduni sezionali, nel mio periodo del Cra non ho potuto partecipare a tutti i raduni sezionali o li ho frequentati parzialmente (causa designazione in partite) e mi è dispiaciuto tanto, vale la pena partecipare anche potendo solo mezza giornata per frequentare l’ambiente, ed è molto bello (quando è possibile) anche frequentare i tornei estivi, dove si incontrato altri colleghi. In generale, trovarsi anche al di fuori del campo con persone che condividono le proprie stesse difficoltà crea belle amicizie.

A livello didattico, una delle cose più utili che secondo me dovrebbero fare anche i giovani arbitri è andare a vedere le partite dei colleghi, per capire come se la cavano in campo. Andare a vedere una partita con l’intento preciso di guardare un tuo collega ti permette di capire anche quali sono i tuoi errori. Per l’arbitro è veramente importante l’autocritica. A fine partita, a freddo, è importante fare l’analisi di cosa si è fatto giusto ma soprattutto di cosa si è sbagliato. A volte c’è l’osservatore, ma quando non c’è l’arbitro dev’essere anche l’osservatore e il critico di se stesso. Quando si sbaglia nella maggioranza dei casi si è i primi a sentirlo, o perlomeno nasce un dubbio. Si cerca di capire cosa non ha funzionato, e se non si riesce a capirlo da soli se ne parla in sezione, il che consente di trarre degli spunti su cui migliorare anche ad altri colleghi.


Ringraziamo Luca per averci offerto nuovi tasselli e incoraggiamenti verso questa attività, confidando che possano essere da ispirazione e da spunto.

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Intervista a Stefano Laugelli in occasione della gara Rona-Sparta Novara coadiuvato dagli assistenti CAN Di Iorio e Affatato

Torniamo indietro di qualche giorno. E’ domenica pomeriggio, nel campionato piemontese di Promozione c’è una gara di cartello: Arona – Sparta Novara. Viene designato come arbitro l’ormai più che promettente Stefano Laugelli, tra i nostri arbitri di punta. La sorpresa è che ad affiancarlo ci sono i rinomati assistenti di serie A Salvatore Affatato e Damiano Di Iorio, appartenenti entrambi alla sezione VCO, è quindi per loro un episodico “ritorno a casa” per offrire la loro collaborazione alla dimensione regionale, che hanno calcato anni fa e alla quale sono entusiasti di poter tornare a offrire il proprio contributo per  il suo funzionamento e per la sua crescita.


  • Stefano, cosa ti è rimasto più impresso di questa esperienza?


Innanzitutto, l’emozione appena ho letto la designazione. Ero veramente molto emozionato, non mi sembrava vero di poter uscire con due colleghi della massima serie. Poi, va da sé, assieme alla felicità nasce anche la responsabilità, la coscienza che due assistenti di serie A sono abituati ad arbitri di serie A, abituati quindi a fare le cose veramente bene, c’era quindi anche un’umana ansia di fare bene. Questo si è tradotto in una grande motivazione, fieno in cascina per una gara tra la prima e la terza.

 

  • Com’è stata poi la partita?


Era una gara sulla carta difficile ma che è diventata facilissima. I colleghi trasmettevano una professionalità ed una voglia di fare straordinaria, e la mentalità implicita per cui fare sempre “un metro in più” ti rende più sicuro e consolida definitivamente l’affidabilità in campo, le squadre si rendono conto quando c’è una forza arbitrale e questo va a beneficio della partita.

 

  • Cos’hai trovato di particolarmente rilevante nella collaborazione?


La loro capacità di entrare nella mentalità dell’arbitro, di restare in comunicazione continua anche senza bisogno di parlarsi. Questo è veramente molto rassicurante, si crea da un lato una sintonia mentale, percepivo che quel che pensavo io lo pensassero anche loro, quindi una sincronizzazione su tutte le situazioni di gioco; dall’altro lato, una cura maniacale ai dettagli, i segni di un continuo lavoro su di essi.

Un lavoro che va oltre i dettagli, sono abituati a lavorare su se stessi e su cose che sono più piccoli dei dettagli, con un’inesauribile voglia di migliorarsi, pensare a tutto, rinnovare continuamente la concentrazione.

 


  • Com’è stato per loro?


Erano veramente entusiasti. Si sono divertiti nell’avere l’opportunità di essere utili alla propria regione, si avvertiva quindi un’umiltà straordinaria e il piacere di trasmettere l’esperienza.



  • Alla luce di questa bella esperienza, e a lasciando da parte le differenze fisiologiche di esperienza e di mezzi, tra gli arbitri di una categoria e l’altra, cosa unisce?

La passione è già stata nominata, quindi dico la professionalità. E’ la linea di continuità, dai giovanissimi alla serie A cambiano le difficoltà in proporzione ma resta questa costante, questo punto di partenza. E la consapevolezza che noi arbitri siamo lo specchio di quello fanno i giocatori in campo, che sono i veri protagonisti. Noi siamo i tutori del gioco.


Alla luce di questi splendidi messaggi, auguriamo a Stefano e ai colleghi Affatato e Di Iorio il meglio nei loro rispettivi campionati, nei loro impegni apparentemente lontanissimi per pubblico e per aspettative, ma essenzialmente, nel cuore, molto vicini e in occasioni come queste un interessantissimo esperimento di confronto, di scambio di esperienze, di motivazione e di grande esempio per i più giovani.

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Intervista all' OA Enrico Barbera

Da anni Enrico Barbera offre preziosi suggerimenti e osservazioni utili ai giovani arbitri della sezione di Casale Monferrato. Come arbitro si affaccia sui campi all’età di 24 anni, e dopo aver esordito come arbitro il 2 maggio 1998 nella gara Quattordio – Orti brucia le tappe esordendo nel comitato regionale il 10 settembre 1999, con la gara Stresa – Serravallese in Prima Categoria.

Nel comitato regionale piemontese milita ben 12 stagioni, durante le quali arbitra anche partite di prestigio come l’amichevole estiva dell’agosto 2008 tra l’Acqui (allora nel campionato di Eccellenza) e il brillante Genoa di Gasperini.

In seguito ha proseguito come Osservatore Arbitrale, ruolo fondamentale per la crescita degli arbitri che ora ripercorrono i gesti, gli allenamenti e i momenti di crescita che Enrico ha percorso qualche anno fa.


Alla luce della tua esperienza prima da arbitro e poi da osservatore, che cambiamenti hai potuto notare, negli anni, nel movimento calcistico giovanile e dilettantistico?


In parte c’è stato un miglioramento indubbio, ad esempio nella cura tecnica ed atletica degli allenamenti, grazie anche ad una maggior copertura mediatica. Dall’altra parte però ho notato un crescere di risvolti negativi, il voler ottenere per forza un risultato, la mancanza di pazienza. A volte l’impressione è che tutti vogliano vincere con ogni mezzo, dimenticando di guardare alla crescita effettiva dei ragazzi.


Tornando invece più specificatamente nel discorso arbitrale, a tuo avviso quali caratteristiche sono importanti per chi si affaccia all’arbitraggio oggi?

 

Si comincia per curiosità e si conosce un modo diverso di fare sport, ma fin dall’inizio è importante rendersi conto che è necessario fare le cose davvero seriamente, naturalmente con la voglia di fare e la passione.


Quando si è agli inizi, quali sono le cose su cui lavorare di più?


Insisterei prima tutto sulla conoscenza del regolamento, agli inizi bisogna studiarlo bene e averne padronanza.

Poi la tenuta atletica, che viene anche man mano facendo partite. La tenuta atletica è fondamentale perché salendo di categoria si alza anche il dinamismo, è quindi bene migliorare l’allenamento per fare meno fatica possibile.

Andando avanti, è importante sviluppare una certa tenacia, non mollare, le difficoltà ci saranno sempre, ci sono tempi bui e col sole.


Come cambia una partita vista da fuori e dal campo?

 

Da fuori dal campo si può avere una visione esterna di molte cose, ad esempio il modo di correre dell’arbitro, come effettua lo spostamento lungo il campo, se si piazza bene in occasione di “palle ferme”, se si interfaccia bene con i giocatori in campo, con le panchine.

A volte da dentro il campo si ha l’impressione che “tutto va bene”, perchéla partita è finita tranquillamente ma alcuni aspetti non vanno sottovalutati, da fuori campo c’è una visione più distaccata, a volte quasi a 360 gradi.

Dall’esterno si vedono certi aspetti e sbavature che da dentro non ci si rende nemmeno conto, facendole naturalmente, non si da peso.


Pare però che recentemente tu abbia avuto il proverbiale “richiamo del fischietto”, sei tornato alla dimensione di campo.


Per tanti motivi era il momento giusto. Avevo voglia di rimettermi in gioco, dopo un lungo periodo in cui impegni familiari non mi permettevano di allenarmi come avrei dovuto. La famiglia arbitrale per me è sempre stata importante dal profondo del cuore, e in questi anni ho proseguito la mia appartenenza cambiando ruolo.

Ma ora era il momento giusto perché oltre che sentirmi in forma ho voluto dare una mano alla sezione e all’Aia, è un movimento che necessita dell’aiuto di tutti per garantire lo spettacolo sportivo e ho trovato corretto sgravare alcuni colleghi che lavorano tutta la settimana e sono costretti a uscire sia il sabato che la domenica per coprire tutte le partite. Mi sono quindi divertito tornando in due partite, e sono stato anche riconosciuto da alcuni dirigenti che mi hanno detto amichevolmente “siamo contenti che l’hanno tolta dalla pensione”…

 

Le qualità si vedono già in un arbitro esordiente, conta più il talento o il lavoro?


In molti esordienti si può vedere già chiaramente il talento ma, come per tutte le cose, bisogna lavorarci con impegno. Molte volte chi ha meno talento ottiene più risultati perché lavora.

Lavorare, oltre che sul regolamento e sull’allenamento, significa non fermarsi alle prime difficoltà, ricordare i consigli dati da colleghi ed osservatori su cosa migliorare.

All’inizio si danno alcuni consigli e si raccomanda di lavorare particolarmente su una cosa per volta, si parte dal suggerimento più facile per poi curare via via gli altri aspetti.


Arrivando al termine di questa chiacchierata, c’è un messaggio in particolare che ritieni sottolineare?


Sì. Mi preme molto rivolgere un ringraziamento particolare alla mia famiglia, mia moglie e i miei figli, che mi hanno sempre sostenuto e supportato, e accompagnato nelle varie trasferte lungo il Piemonte.

Non mi bisogna mai dimenticare il supporto, spesso silenzioso e quasi scontato, di chi ci è vicino e che ci accompagna negli impegni sportivi.

Allo stesso modo ringrazio i presidenti e i colleghi più anziani che mi hanno sempre offerto sostegno tecnico ed esperienza.


E noi ringraziamo il collega Barbera per ricordarci questi aspetti assolutamente essenziali, e per averci parlato nella doppia veste di osservatore e di “arbitro tornato dalla pensione”, augurando ai nuovi colleghi di recepirne i consigli ma anche la passione e lo spirito di appartenenza.

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Intervista ai giovani colleghi Gandino Edoardo e Bonzano Bruno

Questa settimana abbiamo scelto di ospitare due “giovani leve”, ragazzi provenienti dagli ultimi due corsi arbitri: Bruno Bonzano ed Edoardo Gandino. Dai rispettivi esordi (Bruno con Carbonara – Fresonara, Edoardo con Valenzana Mado – Asca) hanno già potuto collezionare un buon numero di gare che ha già permesso loro di conoscere meglio questa nuova esperienza, di portare entusiasmo e offrire prestazioni attente al continuo miglioramento. Oggi  trasmettono le loro impressioni perché no, anche ad altri ragazzi che come loro potrebbero essere incuriositi da questa esperienza.

Per fare questo abbiamo scelto la formula dinamica dell’intervista doppia.


Cosa vi ha portato a fare l’arbitro, come siete venuti a sapere di questa possibilità e cosa vi ha più incuriosito?


(Bruno Bonzano): Ricordo che ci fu la visita a scuola di qualche futuro collega dell’Aia, ed io e un mio compagno (Gianluca Guazzotti) ci siamo detti:”Sì dai, proviamo!”. Avevamo subito notato tanti vantaggi, ad esempio c’era il discorso dei crediti formativi, poi il fatto che era compatibile coi nostri impegni scolastici, e poi era nata la curiosità di vedere come andava, permetteva anche di essere allenati e quindi… perché no?

(Edoardo Gandino): Ne stavo parlando con un amico in paese, e un suo compagno che di classe aveva fatto passaparola. Mi ha incentivato la passione per il calcio, ed ho deciso di portarla ad un livello generale, considerando che come calciatore non mi sono mai visto, però mi è sempre interessato il regolamento e l’idea di farlo rispettare.


Un’attività nuova non è mai facile da affrontare, specialmente agli inizi… Quali sono le difficoltà che avete trovato, e cosa vi ha aiutato a superarle?     

(B.B.): Sicuramente all’inizio ho dovuto adeguarmi con gli orari incastrando impegni, ma con un po’ di organizzazione è diventato semplice.

All’esordio in campo inizialmente non era semplice riconoscere alcuni falli o alcuni fuori giochi, ma l’esperienza di alcune partite e i consigli degli osservatori arbitrali mi hanno di certo aiutato. Anche la parte burocratica, come ad esempio fare l’appello, richiede attenzione ma dopo qualche partita diventa automatico.

(E.G.): Il corso arbitri era una cosa nuova per me ma mi sono trovato benissimo, all’esordio scendendo in campo per la prima volta c’era un po’ di ansia per la responsabilità, il sentirsi un po’ sotto pressione, ma andando avanti con le partite te lo lasci e sviluppi un modo per affrontarla.


Si sottolinea sempre l’importanza dell’allenamento, sia personale che in gruppo… Nella vostra esperienza, quanto trovi è stato importante curare questo aspetto, in particolare in cosa vi ha aiutato (e vi sta aiutando)?


(B.B.): Fisicamente sono sempre stato abbastanza allenato, mi ha aiutato sulla corsa in allungo e sul riscaldamento pre-gara, lo stretching, confrontarsi con colleghi mentre si collega aiuta sempre: parlando con un collega durante un allenamento possono venire fuori informazioni utili e dettagli tecnici, ad esempio sulla durata dei tempi di gioco (cambiano tra le varie categorie), oppure per restare ad un caso recente che ricordo, sulla procedura del lancio della monetina.

(E.G.): Non ti senti isolato, ti trovi sul campo per allenarsi assieme, e questo permette di unire divertimento ed aspetto della preparazione, fondamentale partecipare a maggior ragione a livello personale per migliorare propri “difetti”, oltre che mantenere l’allenamento.

 

L’arbitraggio è un modo diverso di fare sport… Cosa avete trovato che non vi aspettavate?


(B.B.): Non mi aspettavo che servisse correre così tanto e che tenesse in forma così tanto, non ci avevo mai fatto caso.

Poi non mi aspettavo tutto il mondo che c’è dietro, i raduni, le riunioni tecniche, il lavoro e la cura che ci sono dietro, guardando da fuori mi aspettavo che ci fosse meno gente coinvolta, e soprattutto non mi aspettavo il “gruppo”.

(E.G.): Lo sport lo si fa per vincere, lo sport è per divertirsi, ma è necessaria la figura dell’arbitro, ti trovi all’interno del divertimento. Devi mostrarti neutrale ma nella stessa maniera la vivi intensamente.


Ogni buon percorso ha bisogno di spunti e stimoli per migliorarsi… Quali “piccoli” obiettivi vi ponete per il futuro?


(B.B.): L’obiettivo primo è di migliorarsi sempre, seguire le cose che l’osservatore ti dice a fine gara, arrivare concentrato, puntuale, accettare le partite, essere costante.

Più nel dettaglio ricordarsi di perfezionare il riconoscimento del fuorigioco e di migliorare della parte burocratica, di stare attento a tutto (ad esempio, gli assistenti di parte).

(E.G.): Sicuramente gli osservatori danno tanti spunti, ogni partita dà la possibilità di spunti per critiche positive, ogni week end è un momento per mettersi alla prova e verificare i miglioramenti. Piccoli obiettivi: salendo di categoria trovare sempre nuovi spunti di miglioramento.

 

Perché consigliereste di fare l’arbitro ad un vostro coetaneo?

(B.B.): Ti fai dei nuovi amici, ed è un modo per dimostrare che ti piace il calcio, diventi esperto di calcio, puoi dare un giudizio competente a partita vista in tv. Si cura l’allenamento, quando si è in campo ed si ha il controllo di tutta la partita e dei suoi aspetti, aiuta anche caratterialmente.

(E.G.): In generale lo consiglierei per tutti quelli che sono appassionati al gioco, ti porta a conoscere aspetti e metterli in pratica. A livello caratteriale è un’esperienza che per me forma molto, ed è bello l’ambiente in cui ti inserisci, in sezione ti senti coinvolto, potrebbe sembrare una figura solitaria ma non è così.

Ringraziamo i due giovani colleghi per l’entusiasmo e per la disponibilità, augurando di proseguire il promettente percorso con questa passione e voglia di imparare!

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Intervista al collega Laugelli Stefano

Questa settimana torniamo al familiare calcio a 11 e a risponderci è un’altra “punta di diamante”, il collega e (responsabile della preparazione atletica sezionale ) Stefano Laugelli. Attualmente nell’organico del Comitato Regionale, viaggia portando la sua qualità nei campi di tutto il Piemonte e Valle d’Aosta.

Stefano nella sua carriera ha avuto importanti esordi che ricorda con piacere, come l’esordio assoluto regionale con la gara di prima categoria  Virtus Domodossola – Centro Giovanile Cerano del 19 gennaio 2014, o il prestigioso esordio in Eccellenza del 23 settembre 2018 tra Moretta ed Asti.

Ma tutto cominciò con l’esordio assoluto il 18 novembre 2012 con la gara di giovanissimi provinciali Don Bosco – Alessandria.

Stefano, lì “fischiavi” per la prima volta, lì cominciava un percorso. Facciamo questo salto temporale, se torni a quel periodo, che obiettivi ritrovi (che già portavi con te)?


Posso dire con sicurezza che fin dall’inizio, il mio primo obiettivo era arrivare ad arbitrare in terna arbitrale. L’esperienza mi ha poi confermato come, da lì in poi, in un certo senso arriva il Vero Arbitrare. Certo, ogni categoria comporta un’elevazione tecnica e di prospettive, ma credo che quella più significativa di tutte è passare alla collaborazione con gli assistenti, arrivando ad essere una vera squadra arbitrale.

Però per arrivare a quella tappa occorre avere seguito una rigorosa preparazione, aver curato in anticipo aspetti che andando avanti diventano sempre più fondamentali.


Molto interessante, puoi farci alcuni esempi?


In generale si tende a credere che la partita dell’arbitro abbia inizio e fine nei 90 minuti (più recupero) regolamentari, o al massimo nel piccolo spazio di tempo per che precede e segue la gara.

In realtà il processo è molto più lungo, quando arriva la designazione (diversi giorni prima, a seconda delle categorie) si può dire che inizi concretamente la gara e da qui l’organizzazione con la terna, la preparazione, la strada per arrivare al meglio alla gara con mentalità e cura; potrei dire che la partita “finisce” con la compilazione del rapporto di gara ma in un certo senso quella fine non arriva, perché l’obiettivo di un arbitro è migliorarsi sempre di più e quindi per forza di cose si pensa agli errori, agli elementi perfettibili, è bene tornarci sempre per alzare l’asticella e continuare ad essere in sfida con se stessi. L’errore avviene, ma è lo stimolo continuo per migliorarsi.

 

Mi rivolgo sia all’arbitro che al preparatore atletico che sono in te: quante volte bisogna allenarsi durante una settimana?


Più che conteggiare le sedute di allenamento trovo corretto rispondere: SEMPRE. Bisogna allenarsi sempre, seguendo una continuità che cambia solo di forma e di intensità.

Ma trovo importante sviluppare ancora la risposta alla domanda precedente.


Con grande piacere: fai pure!

Non si insiste mai abbastanza sul “prima” e il “dopo” di una gara, specialmente per chi si affaccia a quest’attività. Sono cose date per assodate, sono azioni ed accortezze standardizzate, non si possono sbagliare. La gara in sé è divertimento puro, in sintesi, vissuto con al meglio del proprio impegno.


Cosa vuol dire arbitrare?


Tante cose. A volte servono decisioni difficili in momenti difficili. Per fare questo serve preparazione ma anche coraggio.

E’ celebre quella frase del presidente nazionale Alfredo TRENTALANGE per cui “si cresce per confronto.”

Essere arbitro vuol dire porsi continuamente in confronto con i componenti di due squadre che a loro volta si confrontano fra loro. Si può dire che bisogna tenere sotto controllo l’aspetto tecnico, quello fisico, quello emotivo che inevitabilmente si scatena in ogni contesa, ma essenzialmente è un confronto incessante.

Attraverso quest’attività continua si cresce, oltre che come atleti, come uomini.


In chiusura, per alleggerire un po’…  Hai un aneddoto del passato che ricordi col sorriso?


Torno ancora all’esordio, a proposito delle “cose standardizzate da non sbagliare”… Ricordo che mi presentai all’impianto di gioco in tuta.

L’attuale presidente, che allora mi era venuto a vedere in amicizia, non mancò di “tirarmi le orecchie”

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Intervista alla collega La Macchia Angela

Arrivati al consueto appuntamento delle interviste del mercoledì, questa settimana abbiamo  il piacere di ospitare la nostra collega Angela La Macchia. Da tempo si è appassionata ed affermata nei campi di calcio a 5, collezionando partecipazioni al torneo delle regioni e arbitrando la final four femminile, per poi passare rapidamente in serie C1 dove tutt’ora dirige gare con capacità è passione.


Potrà sembrare scontato ma è  interessante cominciare dalla domanda immancabile, e poi ogni scelta parte da una storia personale diversa: cosa ti ha portato a scegliere il percorso arbitrale?


Da appassionata del gioco del calcio guardavo in compagnia molte partite in tv cercavo spesso di pronosticare che decisioni avrebbe assunto l’arbitro in campo; vedendomi indovinare di frequente, gli amici mi dicevano per scherzo: perché non provi a fare l’arbitro? Li ho presi in parola, e da qui è nata la scommessa di mettermi in gioco, scommessa di cui non mi sono mai pentita e che continua a darmi moltissimo!


Ci offri un ottimo spunto per far conoscere ai più giovani e profani cosa è possibile trovare nell’esperienza arbitrale.


Personalmente ho trovato (e continuo quotidianamente a trovare) prima di tutto uno sport in cui esercitarmi con passione. A livello caratteriale mi ha fatto crescere nel modo di approcciare la vita di tutti i giorni, a livello lavorativo, ed anche nell’attitudine a prendere decisioni.

Poi mi ha offerto la possibilità di uscire in terna, che in campo si dimostra un gruppo molto coeso, in un certo senso una famiglia, e che si costruisce progressivamente durante la settimana, a partire dalla designazione, dalle chiamate per mettersi d’accordo sul viaggio e sull’equipaggiamento, fino ad arrivare al briefing pre-gara in cui si mettono a punto tutti i singoli dettagli prima della gara vera e propria.

Ma non finisce lì, condividere passione comune permette di stringere amicizie vere, quelle in cui ci si stimola a vicenda a dare tutto anche quando si pensa di aver dato abbastanza, e a migliorarsi sempre di più. E ti permette anche di conoscere meglio il territorio e perché no, anche l’aspetto culinario.


Direi che questa panoramica possa solo stimolare chi cerca un’attività sportiva che permetta di unire così tanti aspetti, oltre a quelli già citati in altre interviste. Riprendo però un argomento che trovo molto fertile, quello dell’esperienza. Secondo te è indispensabile avere già esperienza nel calcio?


Spesso si sottolinea l’importanza dell’esperienza precedente nel mondo nel calcio, ad esempio nel ruolo di calciatori, ma oltre che essere un “pro” a volte può diventare un limite, se si continua a vedere una partita esclusivamente con “l’occhio” del calciatore. E’ necessario far tesoro dell’esperienza ed essere umili, facendo tesoro dei consigli dei colleghi più anziani (nell’Aia si è molto fortunati, c’è sempre molta disponibilità ad essere seguiti passo a passo nella crescita e sono molto grata a chi mi ha permesso di crescere).

In questo senso è bene insistere che la mancanza di esperienza non è mai un ostacolo insormontabile, quel che conta è l’entusiasmo , la volontà di imparare, la disponibilità.


Assolutamente condivisibile, sono parole che possono solo incoraggiare chi si confronta con una realtà nuova. Ed una volta intrapresa l’esperienza, a livello fisico e tecnico quali sono i punti di forza che permettono di affinarsi?


A livello fisico è fondamentale la costanza nell’allenamento; l’ideale è partecipare al polo assieme ai colleghi, ma se il lavoro o la logistica lo rendono difficile è sempre possibile allenarsi per conto proprio seguendo un programma possibilmente personalizzato. Un aspetto di solito sottovalutato e che per me è fondamentale è la cura dell’alimentazione e dell’aspetto nutrizionale, per stare meglio ma soprattutto per avere le energie necessarie per l’attività fisica, ed idratare correttamente (che aiuta a prevenire molti infortuni).

Per quanto riguarda invece la “parte tecnica”, la conoscenza del regolamento è l’altra base dell’arbitro, quel che ti dà piena sicurezza in campo. E’ bene aggiornarsi continuamente attraverso le lezioni tecniche in cui ci si confronta con colleghi coetanei e più anziani.


Alcune foto di campo che hai fornito offrono un altro spunto molto proficuo, l’importanza di potersi “vedere” da una prospettiva diversa con il supporto audio-visivo.


Assolutamente. Avere la possibilità di avere foto o video di se stessi è prezioso, dalla tribuna si possono vedere posture, il tipo di corsa e di gestualità, e migliorarsi.

Oltretutto, nell’ambiente arbitrale parlare in assemblea dei punti da perfezionare o vedere i propri errori umani non è mai un tabù, offre a tutti la possibilità di trovare il modo per fare meglio.



Chiudiamo di parlare del territorio che hai trovato più familiare, il calcio a 5, e perché ti senti di consigliarlo.


Beh per cominciare sei in un palazzetto, quindi al chiuso e arbitri sempre al caldo. Ho sempre trovato il calcio a 5 particolarmente dinamico ed imprevedibile, condivide con altri sport praticati al chiuso e in meno metri quadrati una dinamica ed una struttura che favoriscono lo spettacolo e i capovolgimenti di fronte. Ha anche delle regole che accentuano quest’aspetto.

Secondariamente mi sento di consigliarlo anche a chi non ha un’età giovanissima perché per fare passaggi di categoria ha dei limiti di età più alti, permette quindi di trovare una propria dimensione anche a chi vuole restare nell’arbitraggio ma provando un’altra esperienza.



Ti ringraziamo per questa testimonianza che ci ha permesso di aggiungere altri importanti tasselli nella descrizione dell’esperienza arbitrale!

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Intervista al presidente di sezione Williams Monte

Abbiamo oggi il piacere di ospitare il presidente William Monte e di rivolgergli alcune domande ad ampio raggio per illustrare presente, passato e futuro della realtà arbitrale e nello specifico, della nostra sezione di appartenenza.



A parte i benefici indubbi (che ricordiamo) della tessera per poter vedere le partite e del rimborso chilometrico, che vantaggi e utilità può avere per ragazzi e ragazze adolescenti l’esperienza arbitrale, a livello umano e caratteriale?


Sicuramente per gli amanti del calcio essere in possesso della tessera FIGC-AIA non è un privilegio da poco poter avere la possibilità di accesso in tutti gli stadi italiani. Oggi "ESSERE" arbitro per le nostre ragazze e ragazzi rappresenta sicuramente un opportunità dove poter testare la propria personalità e misurare il proprio temperamento, "ESSERE" arbitro ti dà l'opportunità di poterti confrontare con persone anagraficamente più adulte, e di conseguenza usare questa possibilità come una palestra di vita. Senza dubbio l'arbitraggio ti "tempra", e come ha fatto con me "ti rende" migliore.



Ha sorpreso molti una delle “iniziative vincenti” della nuova Presidenza A.I.A. , la possibilità del doppio tesseramento: una grande novità che dà il sapore del rinnovamento in atto. All’atto pratico, in che modo può essere un’opportunità sia per i calciatori che per gli arbitri?


Il nuovo percorso intrapreso dai nostri vertici nazionali a tanti non addetti ai lavori può destare sorpresa, io che ho avuto l'opportunità di conoscere il Presidente TRENTALANGE e la "Sua squadra" non sono affatto sorpreso, il Presidente sin dai primi giorni del suo insediamento ha soffiato tantissimo sul vento del cambiamento, e nonostante il delicato periodo che stiamo ancora attraversando a causa dell'emergenza sanitaria (ancora in atto) ha saputo affrontare le sfide con determinazione e capacità di trasformazione, senza mai dimenticare la nostra storia centenaria. Per quanto riguarda il doppio tesseramento, è una delle tante idee proposte nel Suo programma e che sta sviluppando, credo sia una novità eccezionale poter dare ai nostri giovani la facoltà di testare l'esperienza arbitrale contemporaneamente giocando a calcio, questo fa sì che all'interno delle società e squadra si espande l'importanza del Direttore di gara, e della profonda conoscenza del regolamento. Spesso in giro si percepisce la presunzione di conoscere, ma poi la realtà  smentisce tale presunzione.



Giovanni Arpino, un giornalista sportivo degli anni ’70, insisteva molto sull’importanza del “saper vedere” lo spettacolo calcistico, come antidoto verso il fanatismo a volte un po’ sopra le righe del tifo. Studiare il regolamento (attraverso un corso rigorosamente gratuito), può essere anche uno strumento (per tifosi di tutte le bandiere) per apprezzare meglio quel che si vede?


Partendo dal presupposto che il tifoso ha tutto il diritto di tifare i propri colori ed esprimere le proprie convinzioni, io da tempo sono un forte sostenitore dell'idea che allo stadio ci sono due entità di spettatore, uno è il tifoso, l'altro è chi si reca allo stadio per  vedere una partita di calcio. Le due cose possono sembrare simili, ma nella sostanza sono completamente agli antipodi. In questo grande spettacolo noi addetti ai lavori giochiamo un ruolo assolutamente importante, provo ad essere più preciso... Il campo di calcio per chi siede in tribuna è paragonabile ad enorme schermo televisivo, e i protagonisti all'interno di questo schermo con i suoi atteggiamenti, con i suoi gesti, con le sue parole, e principalmente con le loro azioni, contribuiscono in modo inequivocabile ad "istruire" chi siede in tribuna, che in quel momento assorbe tutto quello che proviene dal "grande spettacolo". Purtroppo non sempre le gesta degli addetti ai lavori è EDUCATIVO, uno sbalzo di adrenalina sui terreni di giuoco può innescare episodi molto spiacevoli; concludo dicendo che spesso sui nostri campi di periferia, i nostri giovani arbitri hanno la stessa età di tantissimi ragazzi che giocano a calcio.



Sempre sull’onda del futuro, delle modifiche regolamentari degli ultimi anni e della sempre maggior cura nei dettagli, alla luce della tua esperienza calcistica in più settori, dirigenziale e nella preparazione atletica, di che qualità necessita l’arbitro moderno?


Il sottoscritto nella sua modesta esperienza calcistica ha avuto la fortuna di testare praticamente tutti i ruoli nel mondo del calcio, da calciatore professionista, ad allenatore prima in serie "B" di calcio femminile, e poi continuare ad allenare sino alla categoria di "Eccellenza", ho fatto il dirigente di calcio, l'arbitro, il preparatore atletico sezionale , il Vice Presidente per più di un decennio, e oggi orgogliosamente sono il Presidente delle Sezione di Casale Monferrato. Senza dubbio tutti i ruoli intrapresi mi hanno lasciato grandissimo insegnamento e cultura sportiva, mi hanno permesso di annettere esperienze eccezionali in giro per tutta la Nazione, e non solo, ma sicuramente se oggi dovessi scegliere quale ruolo è più difficile, e nello stesso tempo più appagante, direi senza nessuna paura di essere smentito... che questo ruolo è l'ARBITRO !!! La "giacchetta nera" arriva da molto lontano , e la nostra storia e sotto gli occhi di tutti, nel tempo l'arbitro si è evoluto diventando nel tempo e confermandosi oggi più che mai un’eccellenza sportiva, raggiungendo traguardi di assoluto prestigio, basta pensare per citare un unico esempio, che il miglior arbitro del mondo è un Italiano. L'arbitro dei tempi moderni è un atleta a tutto tondo, preparato profondamente e tecnicamente, e in modo scrupoloso sotto l'aspetto atletico, quello che mio parere l'arbitro di oggi necessita è di "avere il coraggio di restare se stesso" .



Una delle caratteristiche indubbie della grande famiglia arbitrale è il dare la possibilità a tutti di offrire il proprio contributo… Considerando che i corsi sono da quest’anno aperti fino all’età di 40 anni, perché una persona “non più giovanissima”, magari amante del calcio giocato, può trovare nell’arbitraggio una realtà inaspettata (come molti testimoniano)?


L'arbitraggio all'interno del contesto calcistico mondiale rappresenta a pieno titolo quella stessa passione per il mondo del calcio evidenziata da tutte le altre componenti calcistiche. Di conseguenza aver "allungato la vita arbitrale" fino alla soglia dei 40 anni è assolutamente giusto per tanti aspetti, per rendere meglio l'idea basta pensare che in altre nazioni d'Europa è in atto da tantissimi anni, e che le condizioni generali di vita si sono allungate, ma credo che il principale e fondamentale motivo sia quello di poter regalare ancora per qualche anno la soddisfazione e la gioia di indossare le nostre "giacchette nere" e divertirci fino a 40 anni.




E’ bene anche ricordare che all’interno dell’Associazione Arbitri, dopo i primi anni sono possibili diversi percorsi… Ad esempio, quello di assistente arbitrale e quello di arbitro di calcio a 5, che possiedono un proprio fascino particolare. Che tipo di preparazione è necessaria per questi ruoli, e cosa offrono?


L'arbitro come una squadra di calcio nel suo interno ha diversi ruoli, ci sono gli Arbitri Effettivi, gli Assistenti Arbitrali, gli Arbitri di Calcio a 5, e gli Osservatori Arbitrali, tutte le attività arbitrali sono fonte di assoluta soddisfazioni sia sportiva che personale. Negli ultimi anni l'arbitraggio del Calcio a 5 ci sta regalando enormi soddisfazioni e gioie sia in Italia che in giro per il mondo con i nostri arbitri, e con orgoglio vi confesso che essere il Presidente di un collega che arbitra in sera A2 di calcio a 5 è motivo di assoluta soddisfazione. L'unica preparazione che serve è la passione!!

 


La sezione A.I.A. di Casale Monferrato è una realtà in continua crescita (eppure di lunga tradizione storica), che vantaggi presenta iscriversi in questa sezione?


La Sezione di Casale Monferrato, di cui ho l'onore di rappresentare con la Presidenza, è una Sezione solida che affonda le sue radici in oltre 90 anni di storia, la nostra Sezione è in continuo "movimento" e in continuo rinnovamento, oggi la Sezione vanta tantissimi associati di età giovanissima, proprio in questo periodo la nostra Sezione è impegnata sul territorio monferrino in un massiccio reclutamento arbitri. Il corso arbitri oltre a formare tecnicamente, atleticamente, ma principalmente sotto l'aspetto umano i nostri ragazzi, e una fonte di "allenamento" nel rispetto delle regole di vita di tutti i giorni. Concludo invitando chiunque dai 14 anni ai 40 anni ad iscriversi al nostro corso arbitri, e ad approfittare dell'opportunità di diventare ARBITRO,  e di essere protagonista in questo meraviglioso spettacolo del giuoco di calcio.

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Intervista a Roberto Scarafia

Buongiorno a tutti, oggi abbiamo il piacere di inaugurare l’appuntamento del mercoledì con interviste a nostri associati, e riteniamo che non potrebbe esserci inizio migliore che ospitando il nostro collega Roberto Scarafia, da diversi anni tra i nostri arbitri di punta, che attualmente rappresenta l’Aia di Casale Monferrato sui prestigiosi campi di serie A2 di calcio a 5.
Roberto inizia la sua esperienza nell’associazione il primo aprile 2000 con la gara Frassineto Occimiano - Orti, collezionando da allora la bellezza di 725 gare. La sua carriera si caratterizza, oltre che per le qualità riconosciutegli attraverso i passaggi di categoria, nella capacità di reinventarsi in diversi ruoli, come assistente infatti giunge in serie D il 7 settembre 2008 con la gara Sestrese - Sarzanese e come arbitro di calcio a 5 esordisce a livello nazionale con la gara Saints Pagnano - Futsal Monza il 3 ottobre 2015.
Ed è nel calcio a 5 che ottiene le più grandi soddisfazioni esordendo in serie A2 il 5 ottobre 2019 con la gara Carré Chiuppano - Olimpia Regium, portando tutt’ora autorevolezza e competenza nei campi di tutt’Italia di quella prestigiosa categoria.
Dopo questo sintetica ma doverosa presentazione ci apprestiamo dunque a parlare con il diretto interessato.
1) Torniamo indietro di qualche anno, ed iniziamo con “la domanda delle domande”… Cosa ti ha portato a iniziare l’attività di arbitro?
R. Sono tre i motivi che mi hanno avvicinato a questo affascinante mondo arbitrale: il primo è pratico, cioè la possibilità di andare in campo la domenica pur non potendo giocare per motivi logistici in nessuna squadra: avevo domicili diversi tra la settimana ed il weekend e quindi far parte della terza squadra in campo (perchè quello è il team arbitrale) era l’unico modo, in quanto per arbitrare ci si può allenare anche da soli; il secondo motivo è ludico perché poter sfruttare la possibilità a 18/19 anni di andare allo stadio gratis mi ha sicuramente ingolosito; terzo, la possibilità di ricevere un rimborso economico per andare a fare una attività sportiva non era male sempre considerando che ero un ragazzo di quasi 20 anni. Eh sì perché sono 21 anni che faccio parte dell’Associazione Italiana Arbitri.
2) A beneficio di chi finora ha partecipato allo spettacolo calcistico solo da spettatore, qual è la differenza tra il calcio visto da fuori e quello vissuto in campo?
R. Da amante del calcio in generale ed a tutti i livelli devo ammettere che entrare nel mondo arbitrale è stato meno complicato del previsto; a tutti sarà successo di commentare un episodio arbitrale alla tv… Finalmente avevo la possibilità di farlo io dal vivo. Non ti nascondo che all’inizio della prima partita le gambe un po’ tremavano ma poi dopo il primo fischio mi è sembrato di essere da sempre in quel mondo con le dovute proporzioni e difficoltà che ci sono (perché prendere una decisione che sicuramente scontenterà qualcuno in pochi secondi non è facile per nessuno). Eppure mi sono sentito quasi subito a mio agio a tal punto che ormai più di metà della mia vita l’ho passata in questa grande famiglia calcando dapprima i campi provinciali,poi quelli regionali fino ad arrivare a quelli nazionali con due esperienze come assistente in serie D e attualmente come arbitro nel calcio a 5.
3) A questo punto approfitto della tua variegata esperienza in diversi ruoli (arbitro di calcio a 11, assistente arbitrale e arbitro di calcio a 5) per chiederti le differenze che hai trovato tra questi contesti.
R. Devo ammettere che quando sei in mezzo al campo o sulla fascia laterale, con il fischietto o la bandierina in mano, con il tempo effettivo o no, differenze profonde non ce ne sono… Arbitrare è sempre una bellissima esperienza in tutte le sue sfaccettature; poi ovviamente ogni mansione del team arbitrale ha le sue caratteristiche e aver avuto la possibilità di provarne tre (arbitro a 11, assistente e arbitro a 5) mi ha spinto ad imparare a la gestione di situazioni diverse: ecco la differenza fondamentale è forse questa, cioè in mezzo al campo come arbitro a 11 devi gestire soprattutto i giocatori, sulla fascia laterale come assistente hai la gestione del fuorigioco e delle panchine mentre nel calcio a 5, essendo in un palazzetto con il pubblico molto rumoroso e soprattutto molto vicino, aumentano le emozioni perché sono di più le variabili da tenere in considerazione (giocatori,panchine e il fiato sul collo del pubblico).
4) Ti chiedo a questo punto se hai qualche aneddoto che ricordi con piacere e se hai qualche considerazione generale da offrire ai più giovani.
R. Aneddoti ne avrei parecchi da raccontare tutti molto positivi perché una delle cose più belle della esperienza che sto vivendo nel mondo arbitrale è aver conosciuto un sacco di colleghi che adesso posso definire amici in giro per l’Italia… E quando sei con gli amici anche un episodio,forse l’unico negativo di aver perso il volo di ritorno da una trasferta in Sardegna, diventa “divertente” e lo accetti di più!
Per concludere volevo aggiungere la cosa più importante che ad oggi mi ha lasciato questa esperienza: il sapersi comportare nei confronti di calciatori e dirigenti che spesso provano a far pesare la loro maggior esperienza nel mondo del calcio: mi ha formato caratterialmente e per questo motivo ritengo che sia una esperienza che molti ragazzi dovrebbero provare soprattutto chi si ritiene un po’ più timido e dimesso.
 
Grazie della chiacchierata Roberto, nell’augurarti buona continuazione e sempre nuove soddisfazioni, auguriamo anche ai colleghi più giovani di scoprire il percorso arbitrale, attraverso i suoi diversi ruoli possibili e sfaccettature, con entusiasmo e voglia di dare il meglio di sé!

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Raduno precampionato s.s 2021-2022

Pubblicato oggi sul sito dell'AIA l'articolo del nostro collega Serratore Vincenzo riguardante il raduno di Domenica 5 settembre, svoltosi nella prestigiosa cornice del Villaggio Azzurro Novarello.

Per l'articolo completo clicca sull'immagine!

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Resoconto Corso Arbitri 2020/2021

Nella giornata di oggi è stato pubblicato sul sito dell'A.I.A l'articolo del collega Vincenzo Serratore, osservatore arbitrale e organizzatore assieme al segretario Luca Garrone del corso, che trae un bilancio sulle lezioni e l'esame conclusisi nelle scorse settimane.


Per l'articolo completo clicca sull'immagine!

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Prestigiosa LTO 19/03/21

Sarà presente questa sera, come ospite speciale, l'assistente arbitrale Domenico Palermo. Parteciperanno alla riunione anche i nuovi iscritti al corso arbitrale della nostra sezione. Il tutto verrà svolto sulla piattaforma Google Meet. 

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Corso arbitro 2021/2022

La sezione AIA di Casale Monferrato è lieta di annunciare che il corso per diventare arbitro effettivo avrà inizio il 12 Marzo 2021. Non ci resta che aspettare!

Contattaci se sei interessato a partecipare.

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Alfredo Trentalange è il nuovo presidente nazionale dell'AIA

L'assemblea generale AIA ha eletto con 193 voti, pari a oltre il 60% delle preferenze, presidente dell' Associazione Italiana Arbitri il torinese Alfredo Trentalange.
Congratulazioni ad Alfredo ed alla sua squadra con l'augurio di buon lavoro, ringraziando il Presidente uscente Marcello Nicchi ed i suoi componenti per il lavoro svolto a servizio dell' AIA

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Assemblea generale AIA per l'elezione del nuovo presidente nazionale

Durante questo secondo weekend di febbraio il nostro presidente Williams Monte è impegnato a Roma per l'assemblea generale AIA per l'elezione del presidente nazionale.

I candidati alla presidenza sono l'attuale presidente nazionale Marcello Nicchi ed Alfredo Trentalange.

Seguiranno aggiornamenti!

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Apertura corso arbitro 2021/2022

Vuoi diventare un nuovo associato AIA? Vuoi conoscere il mondo dell'arbitro? Oppure vuoi solo vedere se essere un direttore di gara ti può piacere?
Nessun timore, a breve potrai partecipare al nuovo corso formazione arbitri totalmente gratuito. TIENITI PRONTO!

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Elezione presidente sezione

Siamo orgogliosi di annunciare che a partire dai primi giorni del 2021 la nostra sezione sarà guidata da Williams Monte. A lui vanno i nostri migliori auguri e il nostro pieno sostegno!

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